Idfox is an Investigation Agency Since 1991 based in Milan, Italy.
The agency operates in various fields, as Forensic Investigation and Intelligence, Cyber Risk, Financial services disputes, Fraud Investigations and Economical Investigations.
We provide for judicially valid evidence and immediate and free estimate.
Idfox agency is currently directed by Dr. Margherita Maiellaro.
The director has many years of experience in the investigative field and holds a law degree, with a specialization in International Law, from Bocconi University.
Idfox is authorized as an Institute of Private Investigation by the Territorial Office of the Government n. 9277/12B15E – Area Osp. 1 Ter and carries out the Defensive Investigations referred to in art. 38 and 222.
The IDFOX agency team is made up of former members of the Police Force, who make use of cutting-edge means and techniques that are in step with new technologies, boasting in-depth and certified knowledge in the field of intelligence.
The IDFOX investigative agency provides valid documentation for legal use, including: appraisals and technical reports; observation services documented with photos and videos. We invite you to contact us for a free consultation.
IDFOX SRL ®
Via Luigi Razza, 4 – 20124 Milano
Tel. +39 02344223 (r.a.) – Fax: +39 02344189
Years of Experience
Agencies around the world we are connected with
Cases resolved succesfully
We are located in Milan, Italy, but our services have no territorial boundaries, in fact we work all through the world, with more than 400 investigation agencies that collaborate with us.
We continue to develop new methods to stay ahead of the times with the latest investigative techniques and technology.
The goal at IDFOX Agency is to meet your needs providing you with “your key to the truth”, and ensuring, at the same time, that the evidence developed will be credible within the strict rules governing evidence and privacy laws.
It's important for an investigative agency to guarantee the utmost discretion. We will provide you with the security of knowing that your identity and the investigation will be kept strictly confidential.
IDFOX Agency provides investigation services in general investigations, civil litigation, criminal defence, fraud/theft investigations, background and locate investigations, family law and estate/inheritance matters, genealogical research, court record searches, real estate/property investigations, litigation support and evidence research.
The efficiency and accuracy of fraud screening and investigation affects your bottom line and your ability to build lasting customer relationships. Miss a chance to detect and prevent fraud and you've opened your business to damaging losses. Accidentally delay a trusted transaction and you've lost the opportunity to capitalise on a valuable customer interaction, possibly forever.
99% of customers won't return to a business after being mistakenly identified as a fraudster. Detecting insurance fraud is the first step in stopping it in its tracks. Once the suspected fraudulent claim has been identified, an investigation must begin. With the help of a legal team, insurers can begin an investigation into a personal injury, car accident or property loss claim, to name a few.
There are no hard and fast rules on how to investigate false insurance claims or conduct fraud investigations. Differences in accessibility of data, geographical location, available techniques and rules of evidence all play a part in the procedures. Contact us and protect your business today, we have extensive experience in handling many insurance claims and fraud related investigations, including surveillance and monitoring of suspected claimants, personal enquiries, workers compensation claims and other insurance related matters, including death investigations in Europe.
The investigators at IDFOX Agency have spent many years solving and assisting clients with a diversity of problems and concerns dealing with personal matters, family and corporate business concerns. Call us for a consultation and this will allow us to examine and provide advice on the best course of action for a successful investigation.
L'importante sentenza della Cassazione che afferma che il saldo del conto corrente va rideterminato senza anatocismo
E' preliminarmente importante chiarire che nei rapporti di conto corrente l'anatocismo è legale, nel senso che è legittima la produzione di interessi sugli interessi alla presenza di alcune condizioni.
Ma tale meccanismo di remunerazione, affinché possa essere validamente applicato, è subordinato ad una serie di parametri.
In tutti i casi in cui la Banca non abbia adeguato i contratti di apertura di credito in conto corrente alla normativa vigente ovvero abbia eluso la stessa non applicando in concreto la pari periodicità degli interessi, il correntista può chiedere ed ottenere la rideterminazione del saldo del conto corrente intrattenuto con l'istituto di credito. Ciò significa che tutti i soldi pagati indebitamente, per effetto dell'anatocismo illegittimo, dovranno essere restituiti dalla Banca.
Tale richiesta di rideterminazione può essere fatta sia nel caso di conto corrente ancora attivo sia che esso sia stato chiuso purché da non più di 10 anni. Ovviamente più saranno gli anni in cui è perdurato il rapporto di apertura di credito e maggiori saranno gli importi che la Banca sarà costretta a rifondere all'azienda.
Il controllo del contratto di apertura di credito in conto corrente è fondamentale per comprendere se ed in quali termini la Banca abbia rispettato la normativa vigente in tema di anatocismo.
La Corte di Cassazione, con la sentenza che qui si commenta, si è pronunciata su alcuni aspetti della funzione che assume la relazione investigativa, eseguita su incarico della compagnia assicurativa, nel procedimento volto all’accertamento del reato di “frode assicurativa” (art. 642 c.p.).
Per l’accertamento del fatto di frode assicurativa, spesso le compagnie assicurative si avvalgono della collaborazione di agenzie investigative. Pertanto, l’acquisizione della notitia criminis può avvenire anche a distanza di tempo dal momento in cui il reato si è consumato.
Con la sentenza qui commentata, la Corte Suprema ha ritenuto – dichiarando inammissibile sul punto il motivo di ricorso proposto – che il dies a quo per la proposizione della querela da parte della compagnia assicurativa è da individuarsi nel momento della “conoscenza della ultima relazione investigativa” che ha permesso “di acquisire certezza della falsità del sinistro denunciato”
Si è quindi ribadito, facendone applicazione anche nel reato de quo, il principio secondo cui “il termine per la presentazione della querela decorre dal momento in cui il titolare ha conoscenza certa, sulla base di elementi seri e concreti, del fatto – reato nella sua dimensione oggettiva e soggettiva” (così anche Sezione 2 Penale nr. 37584 del 05/07/2019 Rv. 277081).
Una lista di 94 imputati. E dieci compagnie di assicurazione individuate come parti lese.
Sono questi i numeri finali dell’indagine con la quale la Polizia Stradale ha inquadrato le manovre di una presunta organizzazione che avrebbe lucrato sul “business” degli incidenti falsi.
I legali, stando alle contestazioni, avrebbero gestito le pratiche di risarcimento, mentre i medici avrebbero fornito le certificazioni prodotte a sostegno delle istanze, ritenute indispensabili per trarre in inganno le compagnie e ottenere i risarcimenti ritenuti “indebiti”, attraverso la presentazione di denunce alle dieci compagnie individuate come parte offesa del procedimento.
Per loro l’accusa, come si è detto, è rimasta quella iniziale di associazione per delinquere finalizzata alla truffa assicurativa.
Gli altri imputati per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio, invece, già all’epoca vennero denunciati a piede libero, con le accuse, contestate a varo titolo, di frode assicurativa, falsa testimonianza e falso in atto pubblico.
Nel mondo digitale, WhatsApp è diventato un canale comunicativo ampiamente utilizzato. I messaggi scambiati attraverso questa piattaforma possono assumere un valore legale?
La risposta arriva dalla Corte di Cassazione che, con più di una sentenza (tra le tante la n. 49016/2017), ha chiarito in quali casi le conversazioni su WhatsApp possono essere utilizzate come prova in tribunale nell’ambito di un procedimento giudiziario, sia esso civile (ad esempio una causa di lavoro) che penale (ad esempio una querela per un reato di estorsione).
Secondo l’articolo 234 del Codice di Procedura Penale, documenti come fotografie o registrazioni possono essere ammessi come prova. Questo include anche i contenuti di WhatsApp, che però, come si è appena detto, devono essere esibiti in tribunale nel loro supporto originale, cioè il telefono su cui sono memorizzati.
Se non si può presentare il dispositivo, la giurisprudenza prevede alternative come lo screenshot o la presentazione di una chiavetta USB contenente tali dati.
Quanto allo screenshot bisogna fare alcune precisazioni. Esso è una riproduzione meccanica facilmente alterabile. Sicché c’è bisogno di una attestazione di conformità all’originale. Questa potrebbe essere rilasciata da un notaio o altro pubblico ufficiale.